OBIETTIVO TRASPARENZA FALLITO: L’ANAC BOCCIA L’AMMINISTRAZIONE

Giovanni Marrocco, 12 luglio 2018

“Se saremo chiamati ad amministrare questa comunità l’etica e la trasparenza amministrativa saranno gli elementi che caratterizzeranno il nostro operato”.

Cominciava in modo tanto solenne il programma elettorale del gruppo Lombardi, che poneva tra i primi punti il “rispetto della normativa per l’accesso ai documenti della pubblica amministrazione”: come se rispettare quello che, non solo in Italia, è un obbligo di legge ed un cardine per le pubbliche amministrazioni fosse un obiettivo da campagna elettorale.

La norma di riferimento è il decreto legislativo n. 33/2013, il quale prevede, all’articolo 16, l’obbligo di pubblicazione di tutta una serie di atti amministrativi, quali informazioni fondamentali per i cittadini, al fine di consentire loro forme di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche, nonché di promuoverne la partecipazione all’attività amministrativa.

Questi dati vanno pubblicati, con diversa periodicità, in una apposita sezione del sito istituzionale, denominata “Amministrazione trasparente”, dove ogni cittadino può facilmente accedere e prendere visione della documentazione di proprio interesse, in modo da poter valutare quello che succede nel proprio Comune e controllare l’operato degli amministratori.

Chiunque abbia mai provato ad accedere al sito, durante le precedenti amministrazioni, avrà facilmente potuto verificare la presenza pressoché completa dei dati richiesti per legge.

Dalla gestione del commissario prefettizio in avanti e, ancor di più, con l’amministrazione Lombardi, abbiamo invece intere sezioni del sito completamente vuote o con dati risalenti al 2015. Per di più, a novembre 2016, nel passaggio al nuovo sito istituzionale, gestito da Halley Soluzioni anziché dal Consorzio CST di Caserta, sono anche scomparsi moltissimi dati a pubblicazione obbligatoria già presenti sul sito, che sarebbe opportuno, oltre che doveroso, far ripristinare!

In un articolo risalente a gennaio 2018, senza paura di essere smentiti, affermammo che la normativa sulla trasparenza veniva costantemente e quotidianamente elusa dall’amministrazione Lombardi.

Oggi arriva la conferma ufficiale, poiché l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), con una nota pervenuta al Comune il 22/06/2018, ha constatato la violazione degli obblighi di trasparenza di cui al d. lgs. 33/2013 e di quelli previsti dalle delibere ANAC n. 1310/2016 e n. 141/2018, ordinando al Comune di prendere visione di detti documenti e di adeguare il sito web istituzionale alle indicazioni fornite nelle stesse entro 30 giorni, pena l’avvio di un procedimento per l’irrogazione di pesantissime sanzioni.

Una bocciatura netta anche per il nuovo nucleo di valutazione, nominato dal Sindaco Lombardi con decreto del 20/03/2018, che ha omesso di procedere alle verifiche di rito entro il 30/04/2018, verifiche condotte poi direttamente dall’Ufficio Vigilanza sugli obblighi di trasparenza dell’ANAC.

Ma la mancanza di trasparenza coinvolge anche altri aspetti, come la pubblicità degli atti adottati dagli organi politici e dagli uffici comunali, mediante la loro pubblicazione all’Albo pretorio on line.

Per verificare ciò, ci siamo basati su un metodo non opinabile.

Abbiamo preso a riferimento le determine e le delibere di giunta comunale di diversi anni, così come presenti sull’albo ed abbiamo calcolato la media dei giorni che intercorrono tra la data di adozione dell’atto e la sua pubblicazione all’Albo pretorio, ricavandone così anche un indice di efficienza della macchina burocratica. Il risultato, impietoso per gli attuali amministratori di maggioranza, è stato il seguente:

determine anno 2014 (amministrazioni Caparco/Marrocco): 3,3 giorni;

determine anno 2015 (amministrazione Marrocco): 4,2 giorni;

determine anno 2016 (amministrazione Campini): 9,1 giorni;

determine anno 2017 fino al 11/06 (amministrazione Campini): 10,6 giorni;

determine anno 2017 dal 12/06 (amministrazione Lombardi): 13,1 giorni;

determine anno 2018 (amministrazione Lombardi): 10,7 giorni;

delibere di giunta anno 2015 (amministrazione Marrocco): 5 giorni;

delibere di giunta anno 2017 (amministrazione Lombardi): 11,7 giorni.

delibere di giunta anno 2018 (amministrazione Lombardi): 9 giorni.

Senza contare che non sono state ancora pubblicate numerose determine, risalenti anche a più di un mese fa, il che porterà ad un ulteriore peggioramento del pessimo dato finora conseguito da Lombardi e soci.

Tempi così lunghi, inammissibili se si considerano le tecnologie informatiche di cui si dispone, sono indice di una pessima organizzazione degli uffici comunali (cui provvedono gli organi politici) e tra l’altro contrastano, oltre che con le esigenze di accesso e di trasparenza, anche con quelle di controllo e con l’eventuale diritto ad impugnare gli atti da parte dei soggetti interessati.

Non parliamo poi degli atti che dovrebbero essere rilasciati immediatamente ai consiglieri per l’esercizio del proprio mandato. Si è fatto di tutto per ostacolare l’esercizio di tale diritto, tanto da costringere gli stessi a continui solleciti e diffide per avere, dopo tempi biblici, il 50% di quello che spetterebbe loro per legge e a semplice richiesta.

La reazione dell’amministrazione Lombardi è stata quella di arroccarsi, di sparare a zero contro i consiglieri, rei di bloccare il funzionamento degli uffici (a proposito, il numero di richieste delle opposizioni calerebbe drasticamente se solo venissero pubblicati tutti gli atti che devono essere consultabili per legge), di attaccare l’opposizione in consiglio comunale con veri e propri comizi del vice-sindaco o di inviare note e chiedere incontri in Prefettura per conoscere se i consiglieri potevano comportarsi così (cioè se potevano, in sostanza, esercitare il mandato conferito loro dagli elettori!!!). Da ultimo sono arrivati ad approvare modifiche assolutamente illegittime del regolamento del consiglio comunale, per cercare di rendere oltremodo difficoltoso l’accesso agli atti da parte dei consiglieri.  

Siamo di fronte, dunque, ad un serio e preoccupante problema di trasparenza degli atti e delle informazioni pubbliche, sorto con il commissario Campini ed aggravatosi con l’amministrazione Lombardi, sino ad arrivare ad un richiamo ufficiale dell’Autorità Anticorruzione.

 

 

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