RIFLESSIONI SULLA MENSA SCOLASTICA
Luciana Antinolfi, 07 aprile 2018
Dopo le polemiche circa
l’esorbitante aumento della mensa scolastica, a 73 euro standard (costo che
poteva diminuire se si teneva conto del contributo del MIUR) e “l’impegno”, non
si sa ancora a che titolo, del presidente del consiglio di istituto, si è giunti
ad un accordo con la ditta, per la riduzione della spesa, eliminando la
bottiglietta dell’acqua, la merendina e la fornitura del monouso, per scendere
a 58 euro, ogni 20 biglietti, così come viene ricordato nel “famoso messaggino
vocale da parte del sindaco” (!!!!)
Nonostante ciò, ci giungono lamentele
da parte di diverse mamme, alcune delle quali già avevano acquistato il
blocchetto di 20 biglietti al costo di 73 euro, poco prima della decisione,
(sovrapprezzo che sarà probabilmente stornato dal prossimo versamento),
sull’assurdità dell’accaduto. E’ pure vero però che qualche mamma invece
sostiene che l’accordo è stato preso congiuntamente con i presenti alla
riunione, anzi addirittura che la proposta sia giunta dalle famiglie.
A questo punto mi viene spontanea una
riflessione: il risparmio su 20 biglietti (quindi 20 giorni) è di 15 euro, però
bisogna portare l’acqua da casa, perché, come dice qualcuno, se si rovescia il
bicchiere il bambino rimane senza bere, bisogna portare i piatti (più di uno,
perché non credo si possano mangiare i bastoncini nel sugo), le posate, i
bicchieri e la merenda pomeridiana… in 20 giorni
quando spende mediamente una famiglia per queste cose?
A quanto ammonterebbe il risparmio
effettivo per un pranzo che arriva da Mondragone,
alle 11.30 del mattino?
Inoltre bisogna pensare che portando
“cose” da casa si rischia di suscitare discriminazioni tra gli stessi bambini,
sarebbe il caso che tutti i bambini portassero le stesse identiche cose, per
non farli sentire “diversi”. Allora mi chiedo, se non si volevano lasciare le
tariffe approvate dall’amministrazione Marrocco (diverse per fasce di livello e
comunque di molto inferiori a quelle attuali), si potevano almeno lasciare
quelle stabilite dal commissario? (che poi, vabbè,
erano le stesse).
P.S. Da sempre il momento della
refezione scolastica è stato considerato come un “momento educativo”: lezione
teorico-pratica di galateo, buone maniere, convivenza civile, socializzazione,
condivisione, senso di gruppo.
Tutti valori condensati nel breve
tempo che ragazzi e docenti trascorrono in sala mensa, momento didattico ricco
di molteplici aspetti educativi e di forte valenza formativa. “Il pasto
consumato a scuola assume valenze relazionali
importanti perché non significa solo
condividere il cibo, ma utilizzarlo come occasione di socializzazione e
confronto. Si creano delle dinamiche di gruppo che rappresentano un ulteriore
strumento per rinforzare, in modo efficace, il messaggio educativo”. Pertanto
non va consumato in fretta, né creare stati d’ansia.
Visita www.CalviRisorta.com