Il territorio caleno inserito nell’area decreto «Terra dei Fuochi»

Elio Zanni, 23 giugno 2015

C’è il sì contestuale di tre ministeri, per l’avvio delle procedute d’emergenza a favore della periferia di Calvi Risorta; devastata da trent’anni e più di sversamenti abusivi di rifiuti tossici. Infatti, proprio come negli auspici già espressi del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, è stato sancito l’accordo tra i ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute. Accordo che vede ora il territorio caleno inserito nell’area decreto «Terra dei Fuochi».

A renderlo noto, ieri, è stato direttamente il dicastero, ossia l’apparato ministeriale, che in una nota precisa che «É stato fatto rientrare, nell’elenco dei comuni oggetto d’interventi, oltre a Ercolano (Napoli), anche la città di Calvi Risorta». Cosa significhi e significherà, nel breve-medio periodo tutto questo sul piano puramente pratico? È presto detto: anche a Calvi si svolgeranno le indagini tecnico-scientifiche per la verifica della destinabilità a uso agricolo dei terreni. In realtà, come del resto già detto pubblicamente dallo stesso sindaco di Calvi Risorta, Giovanni Marrocco, i terreni dai quali stanno emergendo bidoni a non finire, pieni di fanghi industriali di varia consistenza e colorazione «ma di cui non si conosce ancora la reale composizione chimica e capacità di contaminazione», sono a piena vocazione agricola «quindi ben vengano le verifiche di destinabilità» ma per fortuna gli stessi fondi «tutti privati, non appartenenti e mai appartenuti alla Pozzi Ginori e solo attigui al perimetro del chiuso opificio, «non sono mai stati oggetto, finora, di coltivazione agricola».

«Le verifiche disposte - ha voluto aggiungere, ieri, al telefono, il primo cittadino di Calvi - oltre a consentire le analisi dei luoghi e dei terreni agricoli dei comuni circostanti (Sparanise e Pignataro Maggiore), guardano quindi anche a un futuro possibile, dove il volano dell’economia locale potrà coincidere con la vera vocazione dell’Agro caleno: quella agricola e del turismo archeologico e culturale». Intanto, il Piano ministeriale, nei prossimi giorni, sarà condiviso con la Regione Campania. «Un intervento urgente è necessario – si ribadisce da fonte ministeriale – per far luce su un’emergenza già affrontata nei giorni corsi dal ministro Galletti con il comandante del Corpo forestale e del Comando carabinieri tutela dell’ambiente».

Sull’eco-scempio caleno ha fatto visita, ieri, anche il deputato del Pd, Massimo Manfredi, componente della Commissione Ambiente che si è ripromesso di chiedere, subito dopo il suo insediamento, al presidente regionale, Vincenzo De Luca, una verifica diretta nella discarica di Calvi Risorta.  «Oggi, con il Corpo forestale dello Stato, che ringrazio e sta facendo un importante lavoro – ha dichiarato, ieri, Manfredi - ho visitato l’area delle trincee a ridosso della zona posta sotto sequestro giudiziario, dove sono presenti esclusivamente rifiuti industriali e dove è chiaro l’utilizzo della cosiddetta «tecnica del biscotto» su tre starati; già vista con il sistema dei Casalesi, la presenza massiccia di fanghi industriali ormai essiccati e seppur limitata d’intere lastre di amianto impacchettate».

I ringraziamenti (dovuti) per chi è entrato con i piedi nel piatto, più chiarezza sulla tecnica di tombamento «alla Casalesi», ma rimane il punto interrogativo sulla tossicità e pericolosità reale dei residui industriali sversati. Ecco perché il conto alla rovescia riguarda, adesso, i risultati delle analisi, della qual cosa si sta occupando l’Agenzia regionale per l’ambiente, come ricorda il ministro. «Attendiamo adesso il risultato delle analisi dell’Arpac - ha soggiunto, infatti, Manfredi - e la continuazione degli scavi delle trincee su quella che era la vecchia strada che portava all’azienda Pozzi chiusa a metà degli anni Ottanta, per capire l’entità dell’inquinamento».

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