Le denunce del sindaco Cuccaro di Pignataro
Elio
Zanni, 20 giugno 2015
Mentre
il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, capovolgendo la clessidra degli
impegni istituzionali, ha ufficialmente stimato in almeno due mesi il tempo
necessario per entrare in possesso e rendere nota l’esatta «mappatura - ossia disposizione
e ubicazione sul terreno - dei rifiuti sversati nella
discarica di Calvi Risorta», emergono risvolti che forse possono aiutare le
indagini, su ciò che ha preceduto l’eccezionale scoperta, su ciò che è stata la
storia dei luoghi oggi oggetto d’indagine e ieri fatti segno degli inquinatori
abusivi.
Inquinatori
che hanno agito a partire da circa 35 anni fa, forse anche più; come
dimostrerebbe un inedito scatto fotografico dell’epoca reperito da un
agricoltore del posto. Un’opera, quella dei devastatori della natura, su cui
volle saperne di più il sindaco di Calvi del 1998, Giovanni Caparco,
e sulla quale - questo è il punto - ebbe modo di tornare con una serie di
esposti e segnalazioni all’Arpac, più di recente e
con dovizia di particolari, gli inizi 2014 l’attuale sindaco di Pignataro
Maggiore, Raimondo Cuccaro. La fascia tricolore
pignatarese, vuole per questo fare chiarezza. Stringe tra le mani un fascio di
documenti e dichiara: «Oggi si vedono in giro tanti, troppi, personaggi in
cerca d’autore che tentano di accaparrarsi meriti e primogenitura delle
segnalazioni. Io non voglio partecipare a questa insulsa gara, ma il tempo
conserva gli atti ed ecco le prove che i meriti sono tutti della procura della
Repubblica, dell’Arpac e della Forestale dello Stato».
Le
carte di Cuccaro mostrano chiaramente il flusso
d’informazioni, il rapporto di corrispondenza, da lui stretto con l’Arpac e con la Procura. «Faccio seguito ai precedenti
esposti già trasmessi alle autorità in indirizzo - dice, infatti, Cuccaro, in una comunicazione al Noe,
all’Arpac e alla procura del 15 aprile del 2014 -
riferendosi a una serie di richieste d’intervento sul prosciugamento di rio Lanzi, sulle condotte fognarie di Calvi (i cui liquami
erano stati inghiottiti dal pozzo detto «il Migliaio») e ai tetti in cemento
amianto dell'ex tabacchificio in contrada Pezzatavoletta
- per ribadire della necessità di accertamenti ed esami sui rifiuti in località
ex Pozzi».
Ecco,
è qui che Cuccaro, a metà aprile 2014, lancia
l’allarme, richiedendo un esame della «vasta area adiacente la zona dove
dovrebbe sorgere la centrale a biomasse». La prova del nove della validità
delle segnalazioni è data dalla risposta ufficiale dell’Arpac.
Nella nota è del primo ottobre 2014, l’Agenzia regionale protezione ambiente
Campania riferendosi proprio alle note di Cuccaro sui
rifiuti interrarti in località ex Pozzi informa: «Per quanto attiene la
segnalata presenza di rifiuti interrati in località Area ex Pozzi, questo
dipartimento è stato delegato, congiuntamente al Corpo forestale dello Stato -
stazione di Calvi Risorta - una serie d’indagini che inizieranno a breve.
Visto
quello che sta vendo alla luce oggi, con gli scavi iniziati da oltre una
settimana, si può più che legittimamente ritenere che alla base delle scoperte
di oggi ci siano proprio le personalissime indagini di Cuccaro.
Il primo cittadino di Pignataro, infatti, accompagnò gli esposti con un vero e
proprio servizio fotografico e persino in filmato. Una ripresa video
assolutamente allucinante, nella quale si distinguono perfettamente le
differenti e inquietanti colorazioni assunte dal terreno, in ragione degli
inquinanti in esso contenuti. Sono tante, quindi, le sollecitazioni sorte
dall’Agro caleno, ma alla fine è stata la Forestale di calvi a rimboccarsi le
maniche ed entrare, coraggiosamente, con i piedi nel piatto.
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