Il presidente di Demetra sulla presentazione del libro di Salvatore Minieri
Massimo Taffuri, 25 gennaio 2015
Ieri, presso la casa comunale, in occasione della
presentazione del libro di Salvatore Minieri, “I Padroni di Sabbia”, si è
tenuto un proficuo confronto sul tema dell’abusivismo edilizio che ha
interessato l’area meglio conosciuta come “Pinetamare” e riconducibile ai fratelli Coppola di Castelvolturno.
Il libro tratta di come il litorale domitio-castellano
sia stato stuprato dall’ingordigia dei due fratelli, padroni (appunto)
incontrastati, favoriti anche da importanti innesti politici, sia a livello nazionale
che locale, incontrando l’unica ed ostinata opposizione dell’allora sindaco di Castelvolturno, Mario Luise,
presente ieri sera al tavolo dei conferenti.
È venuto fuori quanto di squallido e squalificante fu compiuto
su un litorale magnificamente bello; si è palpata la spavalderia di chi,
arroccato dentro un potere finanziario e politico infrangibile, ha depredato
beni demaniali, nell’assoluto silenzio o - meglio ancora - compiacenza dello
Stato centrale.
A ben guardare l’impegno del sindaco Luise
si è mostrato non molto dissimile dall’opera di contrasto all’illegalità del
sindaco Marrocco, fronteggiando anche egli, in innumerevoli occasioni, i poteri
forti, come è avvenuto per la chiusura della cava Fabressa,
sui cui lo stesso Luise si è complimentato.
E fu proprio durante il suo intervento, da me ascoltato con
interesse, che non mancai di cogliere un parallelo tra i due, meditando sulle
difficoltà dell’allora sindaco di Castelvolturno - costretto
a fronteggiare non solo gli autori dello scempio naturalistico, ma anche i suoi
detrattori politici, compreso (ovviamente) i consiglieri di minoranza – e
quello attuale di Calvi Risorta, che anziché vedersi sostenuto nella battaglia
per la salute del territorio anche dai consiglieri Lombardi e Bonacci, ha dovuto, con amarezza, incassare da costoro
delle sterili quanto insignificanti critiche su problematiche di tutt’altra
natura, lontane dal vero benessere della cittadinanza.
Questa occasione perduta ha dimostrato l’insensibilità di
Lombardi e Bonacci all’attacco dei beni della
famiglia Iorio, famiglia che poteva temere solo un uomo come Marrocco,
notoriamente ligio, non incline al compromesso e fedele al rispetto della
legalità; sarebbe stato, dunque, coerente un plauso di Lombardi al Sindaco di
Calvi, per non contraddire la sua professata vocazione di guardiano della
salute, e scolorire, così, quell’immagine collettiva che si ha di lui, ritratto
in una foto insieme ad Antonio Iorio, durante uno dei suoi tanti viaggi di
piacere.
Un giorno probabilmente l’intervento di Marrocco sulla cava Fabressa lo ritroveremo in qualche libro-inchiesta,
comprendendone solo allora la portata, sperando di trovarvi anche la completa
visione dei reali accadimenti politici che vi ruotarono intorno, fatti di
ipocrisia di chi gridava alla legalità dai balconi elettorali, o di chi
menzionava l’associazione “Libera”, vantandosi di esserne iscritto, per poi lasciare
solo il sindaco Marrocco nelle sue battaglie di (reale) legalità.
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