Depurazione sconosciuta ai Comuni: nel Casertano 13 i sindaci indagati

Corriere del Mezzogiorno, 15 gennaio 2015

Giancarlo Izzo

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CASERTA — Depurazioni «allegre o inesistenti»: due anni di indagini evidenziano un quadro desolante in provincia di Caserta. Molti comuni di Terra di Lavoro, esattamente ventuno, inquinano i torrenti e i fiumi perché non depurano correttamente gli scarichi fognari. Avvisi di garanzia per tanti amministratori, tecnici comunali e imprenditori. Tredici i sindaci indagati attualmente in carica: fra loro il primo cittadino di Capua Carmine Antropoli; quello di Alvignano Angelo Di Costanzo, consigliere regionale di Forza Italia; il sindaco di Castel Morrone, Pietro Riello, assessore provinciale del Nuovo Psi; il sindaco di Sessa Aurunca, Luigi Tommasino. Ma l’elenco è lungo e contiene tante altre fasce tricolore di piccoli centri del Casertano.

Tutti hanno in comune, secondo l’accusa mossa dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, la scarsa attenzione per l’ambiente e quindi per la salute dei cittadini. Alcuni dei ventuno municipi, coinvolti nella vicenda, non hanno mai avuto un sistema di depurazione. È il caso del comune di Riardo, famoso nel mondo per le sue rinomate acque minerali, che non è stato mai capace di dotarsi di un depuratore. Anche il comune di Pratella (noto per le bollicine con una sola particella di sodio) non ha un depuratore efficiente. Lo certificano le indagini condotte dai carabinieri del Noe in collaborazione con i tecnici dell’Arpac e dell’Asl. Due esempi che testimoniano il contrasto stridente tra acqua salubre e acqua inquinata.

L’inchiesta scattata nel 2011 e conclusasi nel 2013 avrebbe evidenziato pesanti danni a corsi d’acqua nei quali gli enti interessati sversavano scarichi fognari non adeguatamente depurati. I sindaci indagati, fra le altre cose, sono accusati di aver violato gli obblighi connessi alla propria carica omettendo di procedere al trattamento delle acque fognarie e determinando un inquinamento dei corsi d’acqua nei quali confluivano le fogne del paese.

Singolare il caso di Calvi Risorta dove sotto accusa finiscono gli ultimi tre sindaci: Giacomo Zacchia, Antonio Caparco e Giovanni Marrocco. Segno evidente che il problema persiste da molti anni. Fra gli indagati figurano numerosi tecnici comunali in qualità di responsabili unici dei procedimenti di depurazione. Indagati, inoltre, i titolari delle imprese che gestivano i depuratori nei vari comuni coinvolti.

I comuni coinvolti sono Capua, Carinola, Castel Morrone, Marzano Appio, Pignataro Maggiore, Pratella, Sessa Aurunca, Rocchetta e Croce, Giano Vetusto, Pontelatone, Dragoni, Caianello, Riardo, Tora e Piccilli, Conca della Campania, Castello Matese, Alvignano, Calvi Risorta, Capriati a Volturno, Vairano Patenora, Alife, Pietramelara, Gioia Sannitica, Falciano del Massico, Fontegreca, Liberi, Castel Di Sasso.

La «mala depurazione» delle acque reflue rimane – in tutta la provincia di Caserta, e non solo – un’emergenza dai mille volti, complessa da gestire e anche da raccontare, ma per cui l’ambiente continua a pagare un prezzo altissimo. Il problema principale resterebbe, su tutto il territorio, quello dell’inefficienza dei depuratori: obsoleti e sottodimensionati rispetto alle esigenze reali di Comuni. Nella maggior parte dei casi i sistemi sono di tipo misto: basta un acquazzone in più e i depuratori si sovraccaricano. Le irregolarità della depurazione possono essere tante: acque «fuori tabella» o scaricate direttamente al suolo, oppure fanghi derivati da acque industriali che vengono spacciati per fanghi di derivazione domestica e riutilizzati come concimi in agricoltura.

 

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